Pornografia l’hanno chiamata, una delle opere magistrali che Michelangelo Buonarroti ha plasmato e che ci viene mostrata in tutta la sua maestosità nella Galleria dell’Accademia fiorentina, come il “David di Michelangelo”.
Un’opera d’arte “pilastro”, di nome e di fatto, scolpita nel marmo, che l’artista trasformò nell’eroe biblico e che per molti è considerata come l’ideale di bellezza maschile nell’arte.
L’emblema del Rinascimento ha però scaturito per altri un diverso effetto di stupore, ritenendo che la vista del nudo eroico – perfetta fusione tra il canone di gusto estetico e anatomia applicata – fosse disturbante per un pubblico più piccolo e di conseguenza impressionabile.
Più precisamente, parliamo di un gruppo di genitori della Florida statunitense, che hanno contestato gli insegnamenti di una docente, per aver mostrato alla sua classe di studenti l’opera marmorea. È accaduto nella Tallahassee Classical School, in Florida, in un istituto educativo con una ligia formazione classica, divulgata attraverso l’insegnamento dei principi di carattere morale e della virtù civica.
Una didattica che non è passata inosservata ai genitori degli undicenni, provocando una rivolta che ha puntato il dito accusatorio sulla dirigente scolastica Hope Carrasquilla, per aver permesso la visione di tali contenuti. Le querele avrebbero implicato il fatto di non aver censurato del materiale che, per le famiglie della Florida, sarebbe risultato pornografico. Una vicenda imbarazzante, che ha costretto la preside della Classical School a dare le dimissioni.
La nudità del David non è purtroppo il primo caso di critica che troviamo. Una forma sempre più limitante del “politically correct” sembra voler censurare fonti scritte e concrete di storia. Il nudo artistico visto come pornografia, comporta una connotazione maliziosa che solo censurando, va ad insinuarsi nel giovane pubblico.
Quando accadono tali episodi, che mancano di una corretta informazione, si va a distorcere la bellezza, il significato e l’importanza di un’opera come il David di Michelangelo, che l’epoca rinascimentale ci ha regalato. Censurarla significherebbe cancellare lo stesso periodo storico a cui appartiene: gli avvenimenti, i costumi, la cultura.
Per secoli, la censura è stata arma di contrasto delle autorità, per sconfiggere la minaccia che portava la disinformazione, la diversità culturale e tutto ciò che comportava novità. Ad oggi il discorso non è cambiato, ma stando agli eventi appena citati, si ha qualche problema ad accettare e capire fantasmi del nostro passato, che ci rendono però più consapevoli del nostro presente.
Per fare un esempio, tra le ultime “frecce” che la censura ha scoccato, troviamo i romanzi gialli di Agatha Christie, che verranno riscritti – in parte rielaborati con l’uscita delle nuove edizioni in inglese pubblicate da HarperCollins – per non “urtare” la sensibilità moderna. Il vocabolario dei romanzi con protagonisti Poirot e Miss Marple è stato modificato per eliminare termini discriminatori o allusioni razziali.
Si tratta di terminologie figlie del loro tempo, che nonostante possano passare un messaggio erroneo rispetto alla visione più aperta e corretta attuale, descrivono un periodo storico, i pensieri e la penna dell’autrice britannica.
Sia per un nudo artistico che per un vocabolario discriminatorio di opere scritte ante/post-guerra, vale la stessa regola, osservare ogni cosa con occhio critico, non fermarsi all’apparenza ma andare oltre e conoscere.