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Ottavia Lavino-

Quando nasci in teatro la tua passione resterà sempre il teatro

Michele Placido, attore, regista e sceneggiatore italiano. Dopo aver frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica di Roma, inizia la carriera alternando teatro e cinema. Ha lavorato con tanti registi, tra i quali Ronconi, Strehler e Patroni Griffi. Ma la popolarità, anche internazionale, arriva con il ruolo del commissario Cattani de “La piovra” che interpreta dalla prima serie nel 1984 fino alla quarta serie nel 1989 in cui viene ucciso, perché, come lui stesso ci ha raccontato, non voleva restare legato al suo personaggio.

Ho avuto il piacere di incontrarlo alla Casa delle Culture e della Musica a Velletri lo scorso 8 settembre, in occasione del suo fantastico spettacolo “Serata d’onore”, durante il quale l’artista ha intrepretato poesie e monologhi di grandi personaggi come Eduardo De Filippo, Dante, Neruda, Montale, D’annunzio, accompagnato dal cantante Gianluigi Esposito e dal suo musicista Antonio Saturno, che hanno interpretato le più belle canzoni classiche del repertorio napoletano. Ed io, che sono sempre stata innamorata del commissario Cattani, l’ho intervistato per voi.

50 anni di Cinema, Tv, Teatro. Lei pensava di diventare Michele Placido?

No, Michele Placido lo sono sempre stato! Ho sempre desiderato fare questo lavoro, già dall’età di otto anni non pensavo ad altro. Non ho mai pensato di fare il geometra o l’ingegnere, pensavo solo ad intraprendere questo percorso artistico.

Come nasce la sua passione per la recitazione e quando ha capito che quella sarebbe stata la sua strada?

In me la passione per la recitazione c’è sempre stata. Nasco come attore di teatro, mi sono diplomato a Roma all’Accademia di Arte drammatica “Silvio D’Amico” , i miei primi otto anni di attore sono stati esclusivamente di teatro, poi ho iniziato con il cinema e la televisione, ma non ho mai smesso con il teatro. L’amore per il teatro è un amore che resta per sempre.

Qual è nella sua intensa carriera il ruolo a cui è più legato?

Le mie soddisfazioni più grandi attualmente sono le mie regie cinematografiche, “Caravaggio” che quest’anno ha vinto tanti premi importanti, è difficile ormai che io sia dietro la macchina da presa ma piuttosto davanti, perché mi chiedono di fare dei film come regista.

Tra i tanti ruoli televisivi c’è la partecipazione alla celebre serie “La Piovra”. Il commisario Cattani è un personaggio che la accompagna ancora?

La Piovra appartiene ad un periodo della mia vita molto bello, sicuramente il commissario Cattani ha contribuito al mio successo, ma non guardo mai al passato. Se mi fossi fossilizzato sulla Piovra avrei potuto fare sicuramente tante altre serie, invece ne ho fatte solo quattro cedendo il ruolo ad altri bravi colleghi. Ora mi occupo di regia. È un meccanismo che non si può spiegare e non si può comprendere se non dagli addetti ai lavori. Quando nasci in teatro la tua prima passione è, e resterà sempre, il teatro. Ho avuto il piacere di fare altre serie televisive ma come regista, ho diretto Suburra, ma su piattaforma internazionale.

Quanto è difficile oggi lavorare nel mondo dello spettacolo e che consigli sente di dare a chi vuole intraprendere questo mestiere?

Io sconsiglio di fare questo lavoro! Come diceva il grande Eduardo De Filippo, essere artista è qualcosa di straordinario, ma bisogna fare tanti sacrifici, bisogna studiare, ci vuole una grande sete di cultura, bisogna prepararsi in tutti gli ambiti, bisogna essere atleti, andare a letto presto. Io consiglio sempre di fare prima teatro e poi arrivare semmai alla televisione e al cinema.

Che legame ha con la tua terra?

È un legame molto affettuoso, soprattutto con il mio paese. Io, grazie al mio lavoro, ho avuto la fortuna di visitare tutta l’Italia, e la amo tutta, ma, essendomi formato a Milano, al Piccolo teatro con Giorgio Strehler, la città ideale per me, per il mio lavoro, il lavoro è fondamentale, e anche per il mio carattere, resta Milano. Con la mia terra, ripeto, ho un legame affettivo, non ho un legame di formazione. I miei genitori non ci sono più, vado a novembre a raccogliere le olive. Quando i miei amici mi chiedono di fare qualcosa nella mia terra, io gli rispondo affettuosamente “Ci ho messo vent’anni per andare a lavorare a Parigi, a Londra e ora dovrei tornare al paese!” Al paese si torna quando ormai la vita finisce, anche se il mio grande desiderio, confesso, è essere sepolto al cimitero di Parigi Père-Lachaise, dove sono sepolti tutti i grandi artisti, da Modigliani a Victor Hugo.

Amiamo concludere le nostre interviste con una virtù, un vizio e un desiderio.

Virtù: gli artisti non sono virtuosi, devono osare, rischiare. Sono un grande lavoratore. Vado raramente in vacanza, mi sembra quasi di sprecare il tempo. Noi artisti abbiamo già la fortuna di fare un bellissimo lavoro, questa per me è la vacanza. Vivere d’arte, questo è un grande privilegio.

Vizio: lavoro troppo!

Desiderio: non desidero altro, il Padreterno è stato già molto generoso con me!