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Una Stanza tutta per noi

Virginia Bruffa

Storia di un nuovo inizio

22/05/2024
Pexels – Mart Production

In questa nostra rubrica di maggio, vi raccontiamo la storia di Sasha, un viaggio attraverso la resilienza, rappresenta da una delle molte donne che hanno trovato la forza interiore per riscoprire la serenità e il proprio valore, liberando le capacità che giacevano nascoste sotto il peso delle denigrazioni e degli abusi subiti.

Storia

Sasha ha poco più di trent’anni ed ha una bambina che va in seconda elementare, nata dall’unione con Massimo. Sasha viene costantemente umiliata da denigrazioni, viene isolata da parenti e amici, subendo, inoltre, violenza fisica e psicologica. Durante la relazione con Massimo, Sasha riesce ad allontanarsi e procede con una separazione, trasferendosi in un’altra regione con la figlia. La separazione avrebbe dovuto portare sollievo, ma ha invece innescato una serie di alti e bassi emotivi. I due mantengono i contatti per la bambina, tuttavia è Sasha a spronare gli incontri e a organizzarli, per garantire alla figlia di mantenere vicinanza con il padre. Con il tempo, Sasha e Massimo si riavvicinano, l’uomo le promette che sarebbe cambiato affinché potessero essere una famiglia, che non avrebbe più agito violenza, ma soprattutto che Chloe aveva bisogno di un padre. Tutto ciò ha alimentato in Sasha la speranza di poter ricreare la famiglia che aveva immaginato per sé e per la bambina. Non passa molto tempo affinché si accorga che le promesse erano state solo un pretesto per riavvicinarsi, ritrovandosi nuovamente in un ciclo di violenza ancora più intenso.

Percorso al centro antiviolenza

Incontriamo Sasha dopo 9 anni di violenza, minacce e umiliazioni. Chloe, la sua dolce bambina, non è stata risparmiata da queste modalità abusive. Ha assistito impotente agli atti del padre nei confronti della madre, subendo anch’essa violenze verbali e, talvolta, anche fisiche. Sasha ci contatta tramite i social media, e dopo aver accolto la sua richiesta, fissiamo un colloquio. Al primo incontro giunge spaventata, racconta tutta la sua storia, ha molte domande ed è molto confusa su come agire. Uno dei nodi più difficili era legato alla paura dei Servizi Sociali, instillata da anni di manipolazioni e minacce da parte del compagno: “se denunci, ti toglieranno Chloe”. Sasha si sentiva prigioniera nella sua stessa casa, terrorizzata dalle conseguenze che avrebbe potuto subire se avesse chiesto aiuto. Durante i colloqui, emergono forti episodi di aggressione fisica (coltelli puntati) e verbale (“fai schifo, cagna, stai zitta, sei una pazza, non sei capace come madre e come donna”). Sasha non ha mai denunciato né si è mai fatta refertare, ma conserva le foto dei segni delle varie aggressioni. Ha avuto paura di chiedere aiuto e tuttora teme per sé e per la figlia. Sasha afferma di non volere più che la situazione prosegua e di averne parlato con Massimo che le ha assicurato che si sarebbe allontanato. Incontriamo Sasha a cadenza quindicinale e le chiediamo di mostrarci la documentazione della separazione, tra cui la precedente sentenza ancora in corso di validità. Pertanto, le rimandiamo la possibilità che aveva di potersi allontanare senza alcun rischio giuridico. Sasha decide di non intraprendere questa possibilità in quanto verbalizza il desiderio di procedere con un accordo con l’uomo per la separazione. Le operatrici la confrontano sulla pericolosità a cui sottopone sé stessa e la bambina e sulla necessità imminente di allontanarsi. Subito quest’ultimo incontro, Sasha decide di far accogliere Chloe dai parenti che l’avevano ospitata solo poco tempo prima. Sasha solo successivamente racconta nei colloqui le motivazioni che l’avevano spinta a non allontanarsi lei stessa. Oltre alla paura di perdere la sua unica fonte di reddito, Sasha rievoca i sentimenti di giudizio che aveva sperimentato dai suoi parenti, i quali l’accusavano della responsabilità del fallimento del matrimonio. Continuiamo a vedere Sasha per quattro mesi, dove ci soffermiamo a dare nome alla violenza che aveva subito nella loro relazione e supportiamo Sasha nel progettare possibilità alternative: attivarsi per la ricerca di un lavoro, di una sistemazione e sulla pianificazione di un’organizzazione giornaliera che comprenda anche i bisogni di Chloe. Trascorre il periodo estivo, la bambina rientra a scuola e aprendosi con le maestre, racconta loro dei maltrattamenti che la mamma subisce.

Uscita dalla violenza

L’apertura di Chloe è per Sasha di ispirazione, spingendola a prendere una decisione drastica ma necessaria. Contatta autonomamente un’avvocata che le offre assistenza legale gratuita e trova lavoro, allontanandosi con la figlia e chiedendo ospitalità ad alcuni parenti presenti sul territorio. Si organizza con le mamme delle compagne di scuola di Chloe affinché la supportino all’uscita mentre rientra dal lavoro.

Il percorso di Sasha verso la rinascita è stato tortuoso e pieno di sfide. Ha dovuto confrontarsi con la realtà delle promesse non mantenute dal compagno, con le difficoltà economiche e pratiche di ricostruire la propria vita da zero. Ma con il sostegno costante del Centro Antiviolenza, ha iniziato a raccogliere i pezzi e un passo alla volta è riuscita a ricostruire un futuro migliore. Sasha, ha mantenuto contatti telefonici di monitoraggio del progetto per altri 3 mesi. Dopo 10 mesi dal nostro primo incontro, Sasha e Chloe hanno iniziato una nuova vita.

Se pensi di vivere o vivi, una relazione maltrattante, puoi chiamare il numero nazionale antiviolenza e stalking 1522 dove un’operatrice potrà indicarti il Cav a te più vicino.

Puoi anche contattare direttamente i Centri Antiviolenza gestiti dalla Cooperativa Girotondo Onlus, nella zona dei Castelli Romani e nel territorio di Guidonia:

Centro antiviolenza Piccoli Passi, via delle Cerquette 2 – via Antonietta Chigi 48 Ariccia, tel. 3791677172 – reperibile h 24;

Centro Antiviolenza Ricomincio da me, via Malpasso d’Acqua snc Rocca Priora, tel. 3791011237 – reperibile h 24; Centro Antiviolenza Gea, via Casal Bianco 18 Guidonia, tel. 3490798572 – reperibile h 24