L’importanza delle parole nel raccontare le storie di violenza e i femminicidi perché anche i media hanno un ruolo nel contrasto alla violenza contro le donne.
Il 2023 segna una pagina di storia nella comunicazione della violenza di genere. I media hanno giocato un ruolo fondamentale nel focalizzare l’attenzione pubblica sul fenomeno, soprattutto nelle sue sfaccettature più drammatiche.
Se da un lato questo rappresenta un passo importante nell’opera quotidiana di sensibilizzazione alla popolazione e di contrasto alle discriminazioni, d’altro canto – come donna e come operatrice dei Centri Antiviolenza (ndr. Piccoli Passi di Ariccia, Ricomincio da Me di Rocca Priora e Gea di Guidonia Montecelio) – non posso fare a meno di soffermarmi su come ciò avvenga.
Il patto dovrebbe essere quello di non scivolare in scelte linguistiche sbagliate, che vadano ad ottenere l’effetto contrario: rafforzare gli stereotipi e creare seri danni nella percezione del fenomeno, da parte dell’opinione pubblica.
Nonostante le direttive del Manifesto di Venezia e della Convenzione di Istanbul stabiliscano un iter ben preciso su come affrontare le tematiche di genere nei media, la realtà è ancora, troppo spesso, molto diversa.
Tra i diversi problemi che balzano all’occhio ci sono:
- Rappresentazione della violenza come “episodica”, che si bacia con una frase dei grandi classici “perché al primo schiaffo non se ne vanno?”. Questo può degenerare nella narrazione di presunte attenuanti, poi usate anche nell’iter giudiziario (di cui la serie “Circeo” incarna l’essenza). La violenza di genere non è un problema individuale, ma culturale e sociale. Le storie di violenza sono spesso molto lunghe e prevedono escalation e fasi di riconciliazione: non è semplice riconoscerla, tantomeno uscirne.
- Tematica razziale: spesso quando si parla di casi che coinvolgono persone provenienti da una determinata area geografica o fede religiosa (es. padre che picchia la figlia perché non aderente ai principi islamici), si lascia passare il messaggio che il problema sia dettato dalle tradizioni opprimenti, mentre ha uno stampo patriarcale.
- Giustificazioni e giudizi gratuiti: spesso la descrizione si focalizza sul vissuto del maltrattante, che viene tratteggiato nello stile di vita, nei pareri di chi lo conosceva, affiancati ad una serie di presunte attenuanti (es. eccessiva gelosia o raptus emotivo, solo per citarne due tra i più noti). Al contrario le donne vittime, sono frequentemente descritte con il solo nome (non sempre a protezione della privacy) e si osserva la tendenza ad inserire già dei primordiali giudizi (es. “era solita frequentare la discoteca di zona con abiti succinti” o “alcuni vicini hanno detto che tendeva a provocare volutamente i maschi del palazzo”), invece di raccontare quando accaduto dal suo punto di vista.
- Mancanza di una funzione sociale: se sono una vittima di violenza e mi rispecchio in ciò che sto leggendo/ascoltando, ho anche bisogno di sapere subito a chi potermi rivolgere. Sarebbe necessario indicare sempre almeno il Numero Nazionale 1522 o, nel caso di edizioni locali, i riferimenti dei Centri Antiviolenza del territorio.
Cosa possiamo fare di fronte a tutto ciò?
Potremmo iniziare a fare attenzione a questi aspetti, evidenziandoli alla redazione o alle persone che ci circondano. Possiamo contribuire attivamente ad una divulgazione più corretta delle notizie, ad esempio nelle condivisioni tramite social network o nei momenti di discussione di gruppo. Al pari, il solo impegno dei Centri Antiviolenza del territorio non è sufficiente: possiamo sostenere il tam tam, condividendo i riferimenti di quelli più vicini a noi con la nostra cerchia di conoscenze.
Scelgo di farlo, insieme alla redazione di NONSOLOROSA, anche con questo articolo: se senti che potresti essere una vittima di violenza di genere o sei consapevole di esserlo, contatta il 1522 che ti consiglierà il centro antiviolenza più vicino a te.
Se ti trovi nel territorio dei Castelli Romani o nella zona di Guidonia, puoi contattare i Centri Antiviolenza gestiti da Cooperativa Girotondo:
- Centro Antiviolenza Piccoli Passi: Via delle Cerquette 2/ Via Antonietta Chigi 48 Ariccia- Reperibilità telefonica H24 379.16.77.172
- Centro Antiviolenza Ricomincio da me: Via Malpasso d’Acqua snc Rocca Priora -Reperibilità telefonica H24 379.10.11.237
- Centro Antiviolenza Gea: Via Casal Bianco 18 Guidonia Reperibilità telefonica H24 349.07.98.572