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Daniela Fiacchi

Women Empowerment: traduzione, significato e ruolo nei Cav

24/06/2024

L’espressione “women empowermentviene di solito utilizzata nella sua versione originale in Inglese, il termine “women empowerment” deriva, infatti, da “women” che significa “donne” ed “empowerment” che si traduce in “potenziamento” oppure “emancipazione”, il termine corrispondente in italiano potrebbe essere quindi potenziamento femminile oppure emancipazione femminile.

Ma da dove deriva questo termine?

La parola “empowerment” è stata utilizzata per la prima volta alla terza Conferenza Mondiale sulle Donne dell’ONU a Nairobi, nel 1985 ed indica un processo, o un percorso, che ha come obiettivo la consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni da parte delle donne, e dunque una presa di coscienza sulla propria vita e sul proprio futuro.

A seconda dei contesti socio – culturali e degli ambiti in cui è applicato, l’empowerment femminile può assumere forme e applicazioni differenti, pur rimanendo coerente nel suo obiettivo finale. In alcuni Paesi del mondo potrebbe, infatti, riguardare la possibilità e opportunità di studiare, di non sposarsi, di non avere figli/figlie; altresì, in altri Paesi potrebbe significare combattere per il diritto di essere rappresentate in ambiti di potere, assumere ruoli importanti nelle organizzazioni, avere la possibilità di far sentire la propria voce e vedersi riconosciute, come persone nella loro interezza. L’empowerment delle donne si applica quindi a tutti gli ambiti: dalle relazioni personali, al contesto lavorativo, alla vita politica/culturale/educativa fino a quella sociale.

Come allora l’empowerment può essere cruciale nel lavoro nei CAV?

Il movimento per l’empowerment femminile si incrocia in senso stretto con il percorso contro la violenza sulle donne, aderendo alla mission dei centri antiviolenza.

Le relazioni maltrattanti, infatti, influiscono ampiamente sul benessere psico – fisico delle donne e potrebbe rappresentare un ostacolo alla partecipazione attiva nella società, come anche nelle reti delle relazioni sociali e interpersonali.

In questo senso, empowerment significa ascoltare la voce di tutte, e di quelle donne che denunciano situazioni di violenza, ma anche aiutare chi ancora non ha maturato questa volontà: possibilità e strumento quello della denuncia, per tutelare i propri diritti, conoscerli, acquisirli e soprattutto riconquistare la propria dignità e rispetto. Ecco perché l’empowerment femminile, può essere molto valido e incisivo nei percorsi contro la violenza di genere, come anche nel prevenirla.

La violenza contro le donne purtroppo, può compromettere in modo significativo il potere decisionale, minando le potenzialità e l’autostima; in moltissime situazioni, anche l’istruzione e magari un’opportunità di sviluppo oltre che una possibilità di guadagno economico e avanzamento di carriera, sono quasi annullati, indebolendo significativamente il livello di autonomia e presa di consapevolezza decisionale, come purtroppo spesso ho avuto modo di ascoltare nelle storie delle donne che incontriamo al Cav.

L’empowerment, può dare alle donne dei validi strumenti per prevenire e/o sfuggire a relazioni violente e aiutarle ad ottenere mezzi per riscoprire risorse intrinseche, minate nella relazione dalle modalità svilenti e violente del partner.

Il ruolo del centro antiviolenza acquisisce maggiore importanza proprio mediante un percorso, dove potersi sentire libere, di riscoprire o conoscere di più se stesse, lavorando per una realizzazione personale, sia emotiva sia professionale e raggiungendo sempre maggiori consapevolezze e fiducia nelle proprie capacità.

L’esperienza dei Centri antiviolenza ha evidenziato ancor di più il legame tra l’uscita dalla violenza e il recupero della piena autonomia, sia sotto il profilo psicologico personale/sociale che economico. Il processo di empowerment, volto a garantire il benessere delle donne e magari ridurre l’esposizione alla violenza, assume un’importanza fondamentale per rendere davvero concreto ed efficiente ogni percorso individualizzato di fuoriuscita dalla violenza.

L’interesse nei cav per il principio di empowerment riguarda un tutto tondo di azioni, un lavoro in sinergia con tutti quei servizi che possono ruotare attorno alle donne, e che soprattutto rispecchiano bisogni e volontà, permettendo loro di essere libere di disegnare il proprio percorso e progettare un futuro.

Incontrando quotidianamente diverse donne nei Cav, ognuna con la propria storia e vissuto, ho avuto la possibilità di poter accogliere e ascoltare le narrazioni delle loro esperienze e vissuti, con specificità differenti, ma in egual modi potenzialmente svilenti e pericolosi; la violenza per opera dei maltrattanti, non riguarda solo un’incolumità fisica, ma bensì psicologica, emotiva, motivazionale.

Nel lavoro con le donne posso dire di avere e, aver avuto nel tempo, la grande opportunità di toccare la storia di coloro che si sono affacciate al centro, intraprendendo insieme un percorso di rinascita, e non solo di fuoriuscita da una situazione di violenza; il lavoro nei Cav offre, infatti, l’occasione di assistere ad un vero cambiamento verso la riconquista della propria dignità personale, il riconoscimento delle proprie risorse, e raggiungere la consapevolezza di essere in grado di poter metter in campo azioni e progetti tutelanti, ma soprattutto promuovere aspirazioni e desideri futuri.

Spesso ho ascoltato racconti di donne che si sentono “incapaci” di compiere alcune azioni banali, come: fare la spesa, parlare con un medico/pediatra, avere contatti con la scuola; oppure, giungono a rinunciare ai propri sogni, obiettivi e di conseguenza abbandonare anche la propria carriera professionale/universitaria perché non “adeguate”.

Sorprendono, e mi sorprendo tuttora, quando nel corso degli incontri letteralmente fioriscono, riprendono in mano la propria vita, assumono decisioni, dicono “non pensavo di esserne capace e invece lo posso fare”; riescono soprattutto a salvaguardarsi da una situazione maltrattante e irrispettosa, tornando a credere in se stesse e ritrovando la propria essenza come persona, ancor prima di essere donna e/o madre.

Se pensi di vivere o vivi una relazione maltrattante, puoi chiamare il numero nazionale antiviolenza e stalking 1522 dove un’operatrice potrà indicarti il Cav a te più vicino.

Puoi anche contattare direttamente i Centri Antiviolenza gestiti dalla Cooperativa Girotondo Onlus, nella zona dei Castelli Romani e nel territorio di Guidonia:

  • Centro antiviolenza Piccoli Passi, via delle Cerquette 2 – via Antonietta Chigi 48 Ariccia, tel. 3791677172 – reperibile h 24
  • Centro Antiviolenza Ricomincio da me, via Malpasso d’Acqua snc Rocca Priora, tel. 3791011237 – reperibile h 24
  • Centro Antiviolenza Gea, via Casal Bianco 18 Guidonia, tel. 3490798572 – reperibile h 24