“I giovani dedicano troppo tempo al telefono e non si guardano più negli occhi. Giovani tornate a corteggiarvi!” Queste sono alcune fra le dichiarazioni fatte da Jerry Calà nelle scorse settimane in occasione dell’uscita nelle sale cinematografiche della versione restaurata del film dei fratelli Vanzina “Sapore di mare”, un vero cult cinematografico uscito nel 1983 che racconta gli amori estivi di un gruppo di ragazzi degli anni ’60 in vacanza in Versilia.
Lo spaccato di più di una generazione, che mette al centro proprio il tema degli approcci amorosi e del corteggiamento che, oggi, è sempre meno praticato se non completamente estinto.
Ma cos’è il corteggiamento? I dizionari e i racconti di quanti hanno ormai passato gli “anta” lo descrivono come una serie di azioni e attenzioni particolari rivolte ad un uomo o una donna per attirarne l’attenzione, farlo sentire importante, ricercato e desiderato. Un gioco di sguardi, di lodi e lusinghe che portano allo scoperto i sentimenti. Direi che si potrebbe anche descrivere come un investimento emotivo, un preliminare platonico a quello che si spera possa diventare un rapporto amoroso, ma anche un gesto di coraggio perché dichiararsi potrebbe portare ad un rifiuto, quindi ad una delusione con le conseguenti sofferenze. Comunque un “gioco” che richiede tempo e pazienza.
E proprio in queste ultime cose sta forse la chiave che spiega perché il corteggiamento è praticamente sparito dal modo di relazionarsi attuale e addirittura viene considerato una pratica ridicola e fuori moda.
Dicevamo, appunto, che il tempo gioca un ruolo importante, quindi in antitesi con il “tutto e subito” che ormai contraddistingue ogni tipo di rapporto. Poi la paura del rifiuto ci impedisce ormai di uscire allo scoperto, preferendo situazioni certe, dove l’offerta è dichiarata, oppure territori dove si possa mantenere il più possibile l’anonimato come i social, oppure i siti e le chat di incontri.
Così è successo che il linguaggio verbale si è impoverito e segue la velocità di quello dei social e le emoticon si sono sostituite alla profondità delle parole.
Il corteggiamento era, e volendo è, un percorso di avvicinamento al mondo dell’altro, un periodo in cui raccontare di sé e durante il quale sperimentare e gustare il desiderio, altra parola che abbiamo cancellato per poi soffrire irrimediabilmente della sua mancanza.
Impossibile infatti desiderare qualcosa quando le foto hot vengono inviate col cellulare, il sesso è a portata di mano e la realtà non lascia più il minimo spazio all’immaginazione.
Un altro grande misunderstanding dei nostri tempi è quello sulla parità di genere, ma il corteggiare e l’essere corteggiati non ha nulla a che vedere con i generi e nemmeno con la parità dei sessi.
Proviamo ad essere figli dei nostri tempi e, senza voler fare un tuffo nel passato, cercare di prenderci il tempo per focalizzarci sulla persona che ci piace provando a dare anziché volendo subito ricevere. Cercando di dedicare piccole attenzioni e cortesie, ma soprattutto ascoltiamo l’altro, non solo nelle parole, cerchiamo di capire il “non detto”, il linguaggio del corpo, degli sguardi, il tono della voce, tutte emozioni che si trasmettono solo di persona e delle quali dobbiamo assolutamente riappropriarci.