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Lidano Orlandi-
10/12/2024

Drastico calo nella produzione di olive nel Lazio ma la qualità dell’olio sarà eccellente nonostante le difficoltà

Si calcola che la riduzione sarà circa del 60% rispetto al passato.

L’olivicoltura del Lazio si trova ad affrontare un’importante sfida per la stagione 2024/2025, con una produzione in netto calo del 60% rispetto alla media annuale di 250.000 quintali. Tuttavia, la qualità dell’olio si preannuncia elevata, grazie all’alto contenuto di polifenoli e alla perfetta combinazione tra amaro e piccante.

La raccolta delle olive in crisi: un calo significativo.

Quest’anno, il Lazio vedrà una raccolta ridotta a poco più di 100.000 quintali, di cui circa 30.000 quintali saranno destinati alla produzione di olive da tavola, come la Gaeta DOP e l’Itrana bianca. La restante parte verrà utilizzata per la produzione di olio. Secondo Alberto Bono, agronomo e vicepresidente del Capol di Latina, il calo di produzione è legato principalmente agli effetti del cambiamento climatico, che hanno condizionato in modo significativo l’olivicoltura locale.

Problemi climatici e fitopatologici mettono a rischio la produzione.

Il clima secco e soleggiato dei primi mesi del 2024 sembrava far presagire una buona annata, ma i successivi eventi climatici hanno drasticamente ridotto le aspettative. L’occhio di pavone e la cercosporiosi hanno colpito le piante, causando il disseccamento delle mignole e la caduta delle foglie, incidendo in particolare sulla varietà Itrana, più suscettibile a tali malattie. Inoltre, le alte temperature estive hanno portato a una cascola precoce delle olive, soprattutto nelle aree più aride, causando un’ulteriore riduzione della resa.

Produzione di qualità ma con basse rese.

Nonostante la quantità di olive raccolte sia nettamente inferiore rispetto alla media degli anni passati, la qualità dell’olio che verrà prodotto è di livello superiore, grazie all’elevata presenza di antiossidanti naturali. Le rese per quintale di olive si attestano tra i 6 e i 10 litri, valori piuttosto bassi rispetto agli standard, dovuti alle elevate temperature che si sono protratte per molti mesi. Luigi Centauri, presidente del Capol, ha espresso preoccupazione per il futuro dell’olivicoltura nella regione, sottolineando l’importanza di preservare il territorio e incentivare la cura degli oliveti.

Il rischio dell’abbandono degli oliveti.

Centauri ha lanciato un allarme sulla crescente tendenza all’abbandono degli oliveti nelle colline laziali. Negli ultimi dieci anni, il numero di aziende olivicole è diminuito del 39% nel Lazio, e il rischio di abbandono rappresenta una minaccia non solo per l’economia e l’occupazione, ma anche per la stabilità idrogeologica e l’ambiente. Secondo Centauri, il recupero degli oliveti abbandonati dovrebbe diventare una priorità, sia per la valorizzazione del territorio che per rispondere alla crescente domanda di olio extra vergine di alta qualità, come il DOP Colline Pontine.

L’opinione dell’esperto.

Massimo Pallocca è un funzionario di banca e Docente Universitario ma anche, e forse soprattutto, un grande esperto di olio. Questa sua passione e competenza gli derivano dall’esperienza familiare, visto che la sua famiglia da decenni gestisce una delle aziende più importanti del Lazio, l’azienda agricola Angela Pennacchi. Anche per Pallocca la stagione si preannuncia difficile dal punto di vista numerico, ma molto eccitante lato qualità: “Per quanto riguarda la stagione 2024/2025, dobbiamo registrare, pur con una qualità di altissimo livello, delle rese di olio per quintale di olive assolutamente basso, nell’ordine sei, sette, massimo dieci litri per quintale di olive.

Questo fenomeno si registra un pochino a macchia di leopardo in tutta la penisola ed è da attribuire alle alte temperature estive che si sono protratte per molti mesi.

Una stagione quindi in chiaroscuro che non ci permette a noi produttori di essere soddisfatti, inoltre dobbiamo anche registrare continui aumenti di prezzo della filiera produttiva che vanno ad erodere in maniera significativa il reddito ad ettaro, fenomeno questo che incide maggiormente proprio su prodotti di altissima qualità, che per l’accuratezza delle lavorazioni in campo e in frantoio non possono che registrare aumenti di prezzo significativi. In sostanza un ottimo olio extravergine di qualità non può costare meno di 13/15 euro al litro”.