Fumo nei luoghi pubblici: un passo avanti per la salute e il risparmio dello Stato
L’introduzione di sanzioni più severe (ancora non attuate però) e di divieti più estesi sul fumo nei luoghi pubblici in Francia, anche se sta suscitando un grande clamore tra i tabagisti di fatto si può leggere come un importante traguardo per la tutela della salute pubblica, e non solo.
Mentre in Italia da oltre vent’anni si vieta di fumare all’interno dei locali, la mancanza di una normativa nazionale chiara per gli spazi all’aperto, come spiagge e parchi, ha lasciato molte aree ancora soggette a fumo passivo specialmente per i più piccoli, nonchè un nuovo dilagante inquinamento dell’ambiente.

L’esempio della Francia: un modello di tutela e prevenzione
In Francia con il recentissimo decreto appena entrato in vigore si è andato ad estendere il divieto di fumare sulle spiagge, giardini pubblici, parchi e aree esterne di biblioteche, piscine e scuole, con l’obiettivo di proteggere soprattutto i bambini e le persone più vulnerabili. Sebbene al momento non siano state attuate sanzioni, il provvedimento mira a disincentivare il fumo passivo, che si stima causi ogni anno in Europa circa 7 milioni di morti, di cui 90 mila in Italia e 75 mila in Francia. (da recenti report citati da riviste testate on line).
Benefici concreti per la salute pubblica e il risparmio statale
L’applicazione di sanzioni più severe e di normative più restrittive potrebbe generare un duplice effetto: da un lato si andrebbe a ridurre l’esposizione della popolazione al fumo passivo, con benefici immediati sulla salute dei soggetti fragili, dall’altro si consentirebbe allo Stato di risparmiare ingenti risorse destinate alle cure mediche per malattie correlate al tabacco. Senza contare poi le entrate aggiuntive derivanti dalle sanzioni, per i più agguerriti. La prevenzione infatti, si traduce in una diminuzione delle patologie come malattie respiratorie, cardiovascolari e tumori, alleggerendo il carico sui sistemi sanitari e riducendo i costi pubblici.
Eppure al momento l’oltralpe in questa prima fase della messa a punto del divieto di fumare all’aperto non sono state confermate le sanzioni per chi infrange i divieti, che in fase embrionale sarebbero state fissate da 135 euro fino ad un massimo di 750 euro.

Un esempio a cui dovremmo fare riferimento
In Italia anche se le normative sono più frammentate già in molte località di mare e città sono state emesse da tempo ordinanze che vietano il fumo in spiaggia, contribuendo così a un ambiente più pulito e salubre per tutti. Ecco che a tal proposito la città di Torino e Milano hanno da tempo posto il veto di fumare nei parchi e luoghi pubblici come le fermate dell’autobus, mentre Roma proibisce le sigarette nei giardini pubblici.
Volendo dare uno sguardo al resto del mondo Paesi come Austria, Svezia, California e Australia stanno già andando oltre, puntando a un una drastica riduzione del fumo a vantaggio di una maggiore tutela ambientale, con la contrazione delle spese della sanità pubblica, ottenendo di conseguenza anche una qualità di vita decisamente migliore.

Estate: si fuma in spiaggia?
Sebbene in Italia molte località di mare come Bibione, Stintino, Rimini e la Puglia abbiano già adottato ordinanze per vietare il fumo in spiaggia, questa misura non è ancora chiaramente regolamentata a livello nazionale. Facile intuire che la questione sia alquanto spinosa e complessa. A tal riguardo stando all’indagine Beach Litter di Legambiente nel 2025 sono stati trovati in media 7 mozziconi di sigaretta ogni 10 metri lineari di spiaggia. Un dato questo che evidenzia anche l’entità dell’impatto devastante che viene provocato dall’abbandono di rifiuti di sigarette, sull’ecosistema marino.
Ci sarebbe quindi da riflettere in merito ai nuovi divieti francesi che mirano a tutelare sia la salute pubblica che l’ambiente, riducendo di conseguenza anche l’inquinamento e promuovendo un uso più consapevole degli spazi aperti. Mettersi in linea con la Francia e non solo, dovrebbe essere la linea da adottarsi al più presto. Mentre si assiste a tutto ciò in Italia la normativa sul divieto del fumo rimane stagnante, frammentata e ancora soggetta a regolamentazioni locali, malgrado siano ormai 90 mila i decessi riconducibili al fumo in Italia ogni anno.