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Giorgia Gentili-
04/09/2024

Giunte le nomine dei commissari europei. In autunno le audizioni

A seguito delle elezioni per l’Europarlamento, lo scorso 27 giugno, i leader UE si sono incontrati per discutere le massime cariche per il prossimo ciclo istituzionale e dopo diversi accordi e votazioni sono emersi tre nomi principali.

Antonio Costa, primo ministro portoghese, è stato eletto presidente del Consiglio europeo; Ursula von der Leyen è stata proposta come presidente della Commissione europea per il secondo mandato consecutivo, mentre Kaja Kallas, primo ministro estone, è stata individuata come alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e per la Politica di sicurezza.

In quel momento Giorgia Meloni si è astenuta sul voto di von der Leyen e ha votato contro Costa e Kallas. Ciononostante, il tutto è stato confermato il 18 luglio: il Parlamento europeo ha eletto von der Leyen presidente della Commissione europea e quest’ultima ha poi nominato formalmente Kallas.

“Il tentativo di portare a bordo i Verdi ha sbilanciato ulteriormente la narrazione di von der Leyen” ha commentato Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei che ha poi proseguito: “Il fatto che si sia messa nelle mani dei più grandi sconfitti delle europee racconta che qualcosa non ha funzionato, per questo non abbiamo votato a favore”.

Da sinistra arrivano le polemiche per la posizione assunta da Meloni: “Una pessima figura per un Paese fondatore come l’Italia, votano come Orban” ha commentato Alessandra Moretti del Partito Democratico, seguita poi da Stefano Bonaccini che ha parlato di “isolamento di Meloni in Europa”.

Tuttavia, il capo-delegazione di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza rassicura, riferendosi alla posizione assunta da Meloni: “Questo non pregiudica il rapporto di collaborazione istituzionale, che potrà portare alla definizione di un ruolo adeguato che l’Italia merita per peso, storia, forza economica e tradizione culturale”.

Le nomine dei commissari

Con la scadenza fissata al 30 agosto, gli stati membri si sono avviati verso le nomine dei propri commissari. La presidente von der Leyen aveva chiesto a ogni singolo stato di presentare almeno due nomi, rispettivamente un uomo e una donna, desiderio rispettato solo dalla Bulgaria che ha proposto l’ex ministra degli Esteri Ekaterina Zaharieva e l’ex ministro dell’Ecologia Julian Popov (entrambi PPE).

La Spagna ha avanzato il nome di Teresa Ribera (S&D), attualmente terzo vicepresidente e ministra per la Transizione ecologica e la Sfida demografica. Anche il governo portoghese propone una donna, nominando Maria Luís Albuquerque (PPE) la quale ha ricoperto il ruolo di segretaria di Stato al Tesoro e ministra di Stato alle Finanze tra il 2011 e il 2015. Dopo una lunga titubanza, il Belgio ha nominato Hadja Lahbib (Liberale), giornalista televisiva che è stata corrispondente speciale in Afghanistan e Medio Oriente.

La Romania ha deciso di schierare una donna e ha avanzato la nomina di Roxana Mînzatu (S&D) che ha già svolto il ruolo di europarlamentare e ministra per i Fondi europei. La Croazia riconferma Dubravka Šuica (PPE), già vicepresidente nella scorsa Commissione europea, mentre per la Svezia c’è Jessika Roswall (PPE), ex ministra per gli Affari dell’Unione Europea. L’elenco delle donne si chiude con la Finlandia che fa il nome di Henna Virkkunen (PPE), europarlamentare dal 2014.

Per Margrethe Vestager, commissaria europea uscente per la concorrenza, l’atteggiamento assunto dai governi degli stati UE è “uno smascheramento della mancanza di sforzi per quanto riguarda le pari opportunità e l’equilibrio di genere”. Per Vestager, che per la rivista Time è tra le 100 persone più influenti al mondo nel 2023, si tratta di una vera e propria battuta d’arresto agli sforzi dell’esecutivo europeo. Infatti, la squadra di von der Leyen (PPE) sarà composta principalmente da uomini, diciassette per l’esattezza a fronte delle dieci donne comprendenti la stessa presidente di Commissione e Kaja Kallas (Liberale).

Passiamo quindi alla componente maschile. L’Italia ha proposto Raffaele Fitto (ECR), il quale ha iniziato la sua carriera politica in Puglia, come consigliere regionale, fino a diventare eurodeputato e, infine, commissario. Dan Jørgensen (S&D) è il nome avanzato dalla Danimarca. Il socialdemocratico ha iniziato la sua carriera in UE nel 2004, ricoprendo il ruolo di europarlamentare fino al 2013.

La Francia, l’Ungheria, la Lettonia, i Paesi Bassi e la Slovacchia hanno riconfermato rispettivamente Thierry Breton (Liberale) – attuale commissario al Mercato interno; Olivér Várhelyi (Indipendente) – attuale commissario per l’Allargamento e la politica di Vicinato; Valdis Dombrovskis (PPE) – vicepresidente esecutivo; Wopke Hoekstra (PPE) – attuale commissario per il Clima e Maroš Šefčovič (S&D) – attuale vicepresidente esecutivo.

L’Irlanda ha designato come commissario Michael McGrath (Liberale) che è stato ministro delle Finanze dal 2022 al 2024 e ministro per la Spesa Pubblica e le Riforme dal 2020 al 2022. La Lituania ha indicato l’ex Primo ministro Andrius Kubilius (PPE), mentre la Polonia ha nominato Piotr Serafini (PPE) stretto collaboratore e capo di gabinetto quando Donald Tusk era capo del Consiglio Europeo. Grecia e Austria schierano due commissari PPE, ovvero Apostolos Tzitzikostas – attualmente governatore della regione della Macedonia centrale dal 2013 – e Magnus Brunner – ministro delle Finanze nel governo Nehammer, dal 2021.

Infine, la Repubblica Ceca nomina Jozef Síkela (Indipendente) – ex ministro dell’Industria e del Commercio nel governo di Petr Fiala – mentre per la Slovenia c’è Tomaž Vesel (Liberale) – ex presidente della Corte dei conti della Slovenia e del Comitato di Audit e Compliance della FIFA.

Ora, tra la fine di settembre e inizio ottobre, ci saranno delle audizioni di tre ore tenute dalle Commissioni parlamentari dell’Aula di Strasburgo. I commissari proposti verranno valutati anche in base agli incarichi che verranno loro assegnati, seguirà una votazione plenaria sull’intero Collegio. Successivamente ci saranno delle audizioni con la Commissione giuridica del Parlamento e, infine, il voto di fiducia dell’Eurocamera.