Proprio così, la pesca in Alaska è regolamentata per legge dal 1959, è contenuta nella Costituzione dello Stato e viene continuamente monitorata da studi scientifici che, se seve, indirizzano l’adeguamento delle norme. In questo Stato, a Nord-ovest del Canada, gli obiettivi della sostenibilità e della protezione dell’ecosistema sono condivisi dalle agenzie statali, federali e internazionali con un approccio precauzionale che fa sì che si catturi addirittura meno del consentito, si chiudano ad hoc in periodi specifici alcune aree di pesca, ci siano limitazioni sulle dimensioni della barca, di alcuni attrezzi e delle licenze di pesca, con il divieto assoluto di utilizzare alcuni attrezzi considerati dannosi.
Quando acquistiamo nei supermercati il pescato fresco o surgelato che dichiara l’Alaska come provenienza, possiamo stare tranquilli che nulla viene trascurato per garantire il benessere degli animali che vivono nel loro ambiente senza nessuna costrizione e niente è lasciato al caso per quanto riguarda la tutela e la conservazione dell’ambiente naturale.
Queste consolidate best practice garantiscono al consumatore un acquisto etico e un prodotto che conserva in pieno le sue caratteristiche nutrizionali e benefiche per la salute. Omega 3 di primissima qualità che sono panacee per il sistema nervoso centrale, per il cervello, per ridurre il rischio di infarto, per contrastare i trigliceridi e molto altro.
L’Alaska sostiene la pesca naturale perché è l’attività più importante del Paese e la più grande fonte di sostentamento sia per i suoi abitanti sia per lo Stato con ben 9.000 natanti che appartengono a piccole imprese famigliari. Viene dedicata anche una grande attenzione ai lavoratori del settore per i quali lo Stato garantisce equità e sicurezza attraverso leggi federali e ispezioni rigorose.
Sulle confezioni sono indicate tutte le garanzie, le certificazioni e le informazioni sulla tracciabilità.
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