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Ester Palmieri-

L’Italia è un “Inferno Demografico”

Cala il tasso di natalità del 2% ogni anno in Italia – per la Ministra Roccella è in crisi l’equilibrio demografico

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(pexels-photo Rene Asmussen)

Sono critici i dati demografici italiani che ha presentato il Presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, in relazione all’andamento demografico sul territorio marchigiano, all’incontro che si è tenuto ad Ancona sul tema “I comuni e la Regione a sostegno della natalità”, organizzato da Anci Marche e Forum delle Associazioni Familiari Marche. A tal proposito sono giunti i commenti della Ministra della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella, attraverso un videomessaggio trasmesso al convegno marchigiano, in merito agli ultimi dati Istat sulla denatalità, che ha definito come un vero e proprio inferno demografico: “Ritengo la natalità un tema centrale e soprattutto un’urgenza per il nostro Paese, perché oggi siamo al momento di svolta per quanto riguarda l’equilibrio demografico, l’inverno demografico che ormai chiamo ‘inferno demografico’: o ce ne occupiamo in questo momento, riuscendo a invertire la direzione, oppure sarà sempre più difficile“, ha sottolineato la Roccella.

La Ministra ha voluto mettere l’accento su una questione delicata, che solo di recente sta avendo l’attenzione che merita. Il tasso di denatalità accresce di anno in anno e l’Italia è ormai un paese “vecchio” che ha bisogno di ritrovare “centralità” nella famiglia attraverso l’assegno unico già affermato dal passato governo: “Noi oggi riprendiamo questo filone dell’assegno unico e vogliamo implementarlo e correggerlo, in modo che sia più adeguato al sostegno alle famiglie”, ha detto Roccella. “Abbiamo cominciato a farlo nella finanziaria, nonostante i limiti che abbiamo dovuto vivere per motivi di tempo e di scarsità di risorse”.

L’inverno demografico attraversa i numeri dell’indagine della “Qualità della vita” fin dalla sua prima pubblicazione, nel 1990. Allora il tasso di natalità in Italia registrava il suo record a Caserta, dove si rilevavano 14,95 bambini nuovi nati ogni mille abitanti nell’arco dell’ultimo anno.  Oggi, oltre trent’anni dopo, il tasso di natalità a Caserta è sceso a 7,9 nuove nascite ogni mille abitanti, la metà rispetto al 1990. Questo a fronte di una media nazionale che sfiora appena i 6,5 nati ogni mille abitanti.Per spiegare le ragioni di questa poco confortante stagione demografica, bisogna capire come l’Italia sia caduta in questa stasi, e per farlo, è necessaria un’analisi accurata sulle condizioni di vita e sulle opportunità che il territorio offre.

Il declino della natalità è iniziato nel 2009 e proseguito anno dopo anno, concentrandosi su territori dove, sempre di più, vengono meno la voglia e le condizioni per diventare genitori.Se analizziamo i dati, ci dice il Presidente dell’Istat, si può vedere che l’età media della “nascita del primogenito” è passata da 30 anni nel 2008 a 31,4 nel 2021. Blangiardo ha affermato che “il valore di figli e genitorialità è ancora concreto ma la disponibilità a fare sacrifici per far nascere e sostenere la famiglia è scesa”. Attualmente, in tutte le province italiane le neo-madri superano i 30 anni. A Milano e Firenze l’età arriva a 33,3 anni, e passando in rassegna l’indagine, bisogna risalire al 2006 per trovare una sola provincia (Napoli), con età media inferiore, 29 anni.

A ritardare l’evento sono sempre più le giovani coppie, frenate dalle varie difficoltà nel mettere su famiglia, a maggior ragione provocate dall’instabilità economica, con cui tutta Italia deve fare i conti. A completare i trend demografici arrivano i dati sui trasferimenti di residenza che riflettono l’attrattività, in crescita o in calo, dei territori. Da gennaio a giugno del 2022 le cancellazioni anagrafiche hanno registrato un incremento record a Crotone (+22% rispetto allo stesso periodo del 2021), Caltanissetta (+18%), Ferrara, Foggia e Lecce (+17%).

Si segnala anche un calo per quanto riguarda le famiglie straniere, che comunque continuano a dare un contributo importante: “Il tasso di fecondità è sceso anche per gli stranieri a 1,87 nel 2021 (2,5 nel 2008). Oggi abbiamo 1,25 figli per donna”.

Il trend di nascite è decrescente: nascono 400mila bambini l’anno, ma ogni anno circa il 2% in meno. L’evoluzione prevede che da 59 milioni di abitanti in Italia, nel 2070 ne avremo 48 milioni, con 250mila nati contro i 400 mila attuali. Nel 2070 avremo il doppio dei morti rispetto alle nascite”. Le parole del Presidente Blangiardo hanno illustrato la preoccupazione della situazione attuale e le conseguenze quasi catastrofiche in cui l’Italia si troverà se non dovesse agire in tempo. Conclude infine: “La conseguenza è avere una ragionevole capacità di reagire a questi dati e consegnarli al decisore politico: le conseguenze riguardano in primis il PIL che dal valore attuale di 1.800 miliardi scenderà di 500 miliardi nel 2070, perché diminuisce la popolazione in età lavorativa”.