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Clara Mennella-

Mamme e lavoro: alcuni passi avanti ma ancora tante difficoltà

Seconda parte

Qualche giorno fa abbiamo iniziato ad affrontare un tema di grande attualità e che coinvolge tutte le famiglie; le donne madri e il lavoro (trovate l’articolo qui: https://nonsolorosa.it/mamme-e-lavoro-alcuni-passi-avanti-ma-ancora-tante-difficolta/). Abbiamo iniziato con l’analisi dei dati e delle problematiche comuni e vogliamo adesso vedere se esistono delle soluzioni.

Foto: Cottonbro per Pexels

Lavorare da casa è la soluzione?

Questo è un argomento che merita più di una riflessione. È vero che, negli ultimi anni, il numero di lavoratori in smart working è aumentato, riflesso delle nuove esigenze di aziende e dipendenti. Ma questa nuova modalità deve essere una libera scelta valida sia per gli uomini che per le donne che preferiscono gestire il lavoro fra le mura domestiche e che hanno la possibilità di organizzare gli spazi, ritagliandosi la tranquillità necessaria per concentrarsi sul lavoro.

Per quanto riguarda le mamme non è certamente la soluzione che più valorizza le donne che non vogliono rinunciare alla carriera e alla propria realizzazione, anzi è decisamente una proposta alienante che imprigiona fra le mura domestiche, una pessima forma di isolamento a meno che non sia un desiderio della persona. Inoltre la convivenza con neonati o bambini piccoli, che richiedono l’attenzione del genitore anche quando questo è impegnato in una videochiamata di lavoro, rende difficile conciliare il lavoro da casa con la cura dei figli piccoli.

E dire che molti studi confermano che diventare madri dà più competenze e aumenta la produttività! Quindi smart working solo se desiderato e mai imposto!

Dotare le aziende di asili interni, come avviene in alcune società virtuose, o ridurre l’orario di lavoro potrebbe invece fare la differenza.

Foto: Charles Deluvio per Unsplash

A volte i problemi iniziano già con la gravidanza:

Ebbene sì, nel 2024 c’è ancora un numero molto alto di donne che si fanno dei problemi quando si tratta di comunicare la maternità a capo e colleghi, hanno paura di perder la propria posizione lavorativa, che temono di non sentirsi adeguate e di venire giudicate e isolate. Le leggi che tutelano le future mamme esistono ma non tutte le donne hanno la possibilità di farle valere e di rallentare il lavoro e i carichi di impegni durante i mesi di gravidanza Anzi, spesso e volentieri, pur di guadagnarsi una maternità decente e non subire riduzioni di ruolo, molte donne fanno gli straordinari in ufficio in questa delicata fase.

Successivamente subentra la paura del rientro al lavoro, oltre a quella di non essere più sufficientemente performanti e presenti.

Si deve cambiare il modo di pensare, la cosa più difficile.

Oggi come ieri in conclusione, oltre alle oggettive difficoltà pratiche ed economiche, rimane in alcuni ambienti qualche collega o datore di lavoro, e a volte persino la famiglia, che rischiano di creare forti pressioni sulle lavoratrici madri. Parole, aspettative, giudizi che diventano i motivi per cui alcune lavoratrici provano forti sensi di colpa e non si sentono di fare abbastanza né sul lavoro, né a casa.

La giornalista americana Amy Westervelt nel suo libro “Dimentica di avere tutto” scrive: “Ci aspettiamo che le donne madri lavorino come se non avessero figli e crescano i loro bambini come se non lavorassero”. Ed è così in tutto il mondo.