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Clara Mennella-

Mamme e lavoro alcuni passi avanti ma ancora tante difficoltà

Prima parte

Maggio è il mese dedicato alle mamme e domenica 12 tutti si sono sentiti in dovere di celebrarle con fiori, pensieri, trasmissioni radiofoniche e televisive dedicate, e merchandising più o meno trash. Ok, ben vengano tutti questi pensieri ma, un po’ come avviene per la Festa della donna, ci corre l’obbligo di fare qualche riflessione e analizzare le difficoltà e le problematiche che ancora sussistono a carico delle mamme che lavorano.

Foto: Leeloo The First per Pexels

Qualche numero

Le mamme che lavorano sono sempre meno ma, attenzione, non vuol dire che aumentano le mamme casalinghe, bensì che diminuisce il numero di lavoratrici che si possono permettere di fare un figlio.

Dati certi informano che nel 2022 è stato raggiunto il minimo storico del numero di nascite in Italia (393.333 nel 2022, 6.916 in meno rispetto al 2021).

Una vera e propria emergenza, quella della diminuzione della natalità nel nostro paese, che preoccupa da qualche decennio e qualcosa si è cercato di fare a livello istituzionale ma davvero ancora troppo poco.

I costi di una baby sitter o dell’asilo nido sono troppo alti rispetto alle entrate e, ancora a oggi, non in tutte le regioni d’Italia c’è l’opzione dei nidi gratis o della riduzione della retta e, facendo i conti, questo tipo di politiche incentiva le madri a rinunciare al lavoro per restare a casa e dedicarsi solo ai figli.

Sempre parlando di dati, la situazione è che una famiglia con figli su 4 è a rischio povertà, perché spesso, tra i due genitori, solo l’uomo lavora. Non solo: nelle coppie tra i 25 e i 54 anni con un figlio minore, il tasso di occupazione per le mamme si ferma al 63%, contro il 90,4% dei papà. Nelle famiglie con due figli minori, le mamme che lavorano sono solo il 56,1%, mentre i padri il 90,8%.

Un terzo lavora part-time e circa la metà di queste mamme che lavorano è stata costretta a scegliere un contratto part-time involontario.

La fatica fisica e psicologica

Ogni mamma che lavora conosce sulla sua pelle, oltre alla stanchezza fisica, il peso del carico mentale che, statisticamente, colpisce maggiormente le donne. Il senso di inadeguatezza che le mamme che lavorano vivono e la paura di non saper conciliare lavoro e famiglia, si manifesta sin dai primi mesi di vita del bambino che chiede di essere curato e coccolato. Diventa molto difficile prendersi cura del nuovo arrivato, della casa e dei fratellini da sole. Ecco perché è fondamentale definire con il partner le responsabilità di ognuno, nella cura del bambino e nella gestione della casa. Per fortuna nelle giovani coppie sono presenti un buon numero dei cosiddetti “nuovi padri” che sono più partecipi e collaborativi delle generazioni che li hanno preceduti e, come raccontano i numeri visti poco fa, rappresentano ancora una minoranza.

Le donne, secondo gli studi, impiegano gran parte del loro tempo nella cura dei figli (16 ore contro le 7 del partner), questo porta ad ansia, stanchezza costante, sensazione di inadeguatezza e un forte senso di colpa per non essere “capace di fare tutto”.

Foto:Sarah Chai per Pexels

Il senso di colpa

Quello che più pesa alle mamme che lavorano (lo dichiara un buon 40%) è di accusare molta stanchezza proprio durante i momenti da dedicare ai figli e il senso di colpa è un “portatore non sano” di stress. Le mamme che lavorano a tempo pieno e che hanno due bambini hanno un livello di stress quantificabile con il 40% in più rispetto alle altre donne che, lavorando nello stesso posto per lo stesso numero di ore, non hanno però figli a carico.

Le mamme lavoratrici si sentono colpevoli di un’infinità di cose: di non essere a casa a preparare il pranzo ai figli, o di non poterli portare agli sport, di non riuscire a partecipare alla riunione di classe, né di avere tempo per fare la recita di Natale.

Ma questi sensi di colpa non hanno ragione di essere e le mamme andrebbero aiutate anche in questo, informandole e supportandole emotivamente e rassicurandole che alla fine i figli finiscono per essere felici come lo sarebbero stati se le loro mamme fossero rimaste a casa. Una ricerca dell’Università di Harvard del 2015 ha rivelato anzi anzi che i figli delle madri lavoratrici hanno più possibilità di raggiungere risultati più alti rispetto a quelli delle madri che stanno a casa e che i figli delle madri che lavorano sono più collaborativi nella partecipazione alle faccende domestiche.

PRIMA PARTE CONTINUA