Contatti
Giorgia Gentili-

Femminicidio in Italia: il caso di Giulia scuote le coscienze

La risposta del Governo, ecco cosa cambia.

(Foto presa dal web)

Ogni anno, a novembre, arriva quel momento in cui nelle redazioni si comincia a pensare a quali aspetti approfondire per parlare di violenza sulle donne e per fare un minimo di sensibilizzazione: dati aggiornati, aspetti inesplorati, interviste… Ognuno di noi cerca nel suo piccolo di fare un lavoro di ricerca che possa contribuire anche solo in minima parte all’urgente processo di rinnovo culturale auspicato.

A pochi giorni dal 25 novembre, il corpo senza vita della ventiduenne Giulia Cecchettin è stato ritrovato in un canalone tra Piancavallo e il lago di Barcis (PN). L’Italia, che per una settimana era rimasta con il fiato sospeso, sperando nel ritorno a casa di Giulia, viene scossa dall’atroce notizia: la ragazza è stata uccisa, si tratta del 105º femminicidio di questo 2023.

Filippo Turetta, ex fidanzato di Giulia, viene fermato a distanza di qualche giorno in Germania dopo essere stato inserito nel registro degli indagati. In un primo momento tutti speravano che avesse solo rapito Giulia; ci sono stati appelli a lui rivolti in cui i familiari lo invitavano a tornare insieme alla ventiduenne sani e salvi. Tuttavia, proprio Turetta ha poi confermato di aver ucciso Giulia.

La ricostruzione

Secondo l’ordinanza cautelare, l’11 novembre, Turetta e Cecchettin sarebbero stati a cena insieme al Mc Donald’s del centro commerciale “Nave de Vero” di Marghera. Giulia avrebbe pagato la cena alle ore 21.00 e i due avrebbero poi lasciato la zona. Secondo il gip, Turetta aveva una nitida volontà di agire, aggravata dal legame affettivo e dal sequestro di persona. Il ventiduenne avrebbe aggredito l’ex ragazza in due fasi: inizialmente le ha provocato una caduta nella quale Giulia ha battuto la testa nell’area industriale di Fossò; successivamente, Turetta le ha inferto diverse coltellate che le hanno provocato uno shock emorragico. È probabile che Giulia non fosse ancora morta e che Turetta l’abbia di nuovo aggredita a calci, per poi prenderla e trascinarla in auto come viene registrato da alcune telecamere locali. Il presunto luogo del delitto, la zona industriale di Fossò, dista solo 150 metri da casa Cecchettin. Attualmente, Turetta viene trattenuto in carcere perché secondo il gip potrebbe uccidere altre donne: “Ha dimostrato una totale incapacità di autocontrollo”. Secondo gli inquirenti, Giulia potrebbe essere stata legata con il nastro adesivo per impedirle il movimento, prima di raggiungere il luogo dell’aggressione.

I messaggi vocali alle amiche

Trentanove giorni prima di questo tragico evento, Giulia ha registrato dei messaggi vocali che ha inviato a un’amica in cui, con voce a tratti strozzata, dice di volersi allontanare da Filippo, di non farcela più, ma di non riuscirci perché teme che l’ex fidanzato potrebbe farsi del male.

Lui dice che pensa solo ad ammazzarsi, che vorrebbe morire. Dice che gli unici momenti in cui vede la luce sono le uscite con me o quando io gli scrivo. Io vorrei tanto non vederlo più perché non lo sopporto più. Non penso lo farebbe, penso che lo dica solo per costringermi a restare appiccicata a lui. Ma il rischio c’è nella mia testa. Il fatto che possa essere colpa mia mi uccide” aggiunge la ventiduenne che a un certo punto descrive la situazione, con la parola “ricatto”.

L’Italia manifesta

L’omicidio di Giulia Cecchettin ha scosso fortemente gli animi degli italiani, tanto da assistere negli ultimi giorni a sit-in, flash mob, cortei e altre manifestazioni per ricordare lei e tutte le vittime di femminicidio. Sui social e nelle piazze, giovani e adulti esibiscono slogan, precedendo di una settimana le manifestazioni previste per il 25 novembre, perché non c’è più tempo da aspettare e nessuno vuole più assistere a questa mattanza. Anche l’Università di Padova, quella frequentata da Giulia, ha dedicato flash mob alla studentessa, mentre la ministra Anna Maria Bernini ha annunciato che la ventiduenne riceverà la sua laurea in ingegneria biomedica.

La risposta del Governo

Avevamo tutti sperato in questi giorni che Giulia fosse viva. Purtroppo, le nostre più grandi paure si sono avverate. Uccisa. Provo una tristezza infinita nel vedere le fotografie sorridenti di questa giovane ragazza e, insieme alla tristezza, una grande rabbia”,  ha scritto la premier Meloni sui suoi profili social, una volta appresa la notizia del ritrovamento del corpo di Giulia.

Ogni singola donna uccisa perché ‘colpevole’ di essere libera è una aberrazione che non può essere tollerata e che mi spinge a proseguire nella strada intrapresa per fermare questa barbarie. È già stato approvato all’unanimità dalla Camera, e mercoledì prossimo sarà in aula al Senato, il nostro disegno di legge per il rafforzamento delle misure di tutela delle donne in pericolo grazie a una maggiore prevenzione – ammonimento, braccialetto elettronico, distanza minima di avvicinamento –  l’arresto anche in ‘flagranza differita’ e soprattutto attraverso tempi stringenti – 20 giorni – per valutazione da parte della magistratura del rischio e applicazione delle misure cautelari” prosegue Meloni.

Dall’altra parte, Elly Schlein ha invitato tutti a mettere da parte lo scontro politico per lavorare tutti e contribuire per la prevenzione e al contrasto della violenza sulle donne. In particolare, la segretaria del PD ha sottolineato l’importanza dell’introduzione dell’educazione al rispetto e all’affettività all’interno delle scuole, per eliminare al più presto la cultura del possesso e del controllo delle donne. Proprio a tal riguardo, la ministra Roccella ha dichiarato: “È già pronta una campagna di sensibilizzazione nelle scuole che illustreremo nei prossimi giorni. Stiamo intensificando le iniziative sulla prevenzione, sulla formazione e sull’accoglienza delle vittime. E continueremo a diffondere dovunque e senza sosta, con sempre maggiore intensità, il numero anti-violenza 1522, per dire a tutte le Giulia d’Italia “non sei sola”.

Il progetto dovrebbe avere una durata di due anni con possibilità di rinnovo e vede il coinvolgimento di docenti, allievi, genitori, associazione e diverse figure professionali come psicologi, avvocati, assistenti sociali, operatori di organizzazioni. L’obiettivo è quello di creare gruppi di discussione e autoconsapevolezza per i ragazzi delle superiori che con ogni probabilità seguiranno questi corsi una volta alla settimana in orario extracurricolare e avranno la possibilità di conoscere le storie e le testimonianze di cantanti, influencer e personaggi dello spettacolo in veste di ambassador.

Il caso di Giulia Cecchettin starebbe mettendo tutte le fazioni politiche d’accordo sulla linea da seguire in maniera rapida e mirata non solo in tema di prevenzione.

Il “sì” di Palazzo Madama

Il 21 novembre, il Senato ha approvato all’unanimità il disegno di Legge mirato per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne. Il rafforzamento del “Codice Rosso”, la legge n. 69/2019, va a incidere su strumenti come l’ammonimento, il braccialetto elettronico, la distanza minima di avvicinamento e sui cosiddetti reati spia. La ministra Eugenia Roccella è intervenuta in Senato, presentando il ddl e poi commentando: “È una bella pagina scritta insieme, in uno spirito di condivisione e leale collaborazione, a iniziare dai ministri che hanno firmato con me il ddl. Questa legge introduce misure che possono fare differenza tra la vita e la morte. Sui femminicidi c’è una vera condivisione”. L’unica nota stonata di questa approvazione è l’assenza di massa di troppi senatori dall’aula di Palazzo Madama. Assenze ingiustificabili per il peso del tema discusso e per l’impellente urgenza di intervento.

Quindi cosa cambia effettivamente con il rafforzamento del “Codice Rosso”? Da un lato c’è la maggiorata tutela per la vittima, dall’altro tutta una serie di provvedimenti volti a eradicare la violenza sul nascere.

  • Se il magistrato designato per le indagini non rispetta il termine dei tre giorni per raccogliere le testimonianze di chi sporge denuncia, querela o dalla persona offesa, il procuratore della Repubblica può revocargli l’assegnazione del procedimento. A tal proposito ci sarà un monitoraggio trimestrale da parte delle procure per verificare che questo termine venga sempre rispettato;
  • Si allungano a 12 mesi i tempi per poter sporgere denuncia;
  • Quanto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentato dalla persona offesa, il giudice può predisporre l’utilizzo del braccialetto elettronico.

Sono poi previste:

  • Nuove regole per formare il personale destinato a stare a contatto con le vittime;
  • L’arresto in flagranza differita, ovvero sulla base di materiale video-fotografico, o di di altri evidenti elementi indiziari di natura oggettiva;
  • Allontanamento dalla casa familiare anche fuori dai casi in flagranza;
  • Una provvisionale a titolo di ristoro anticipato per le vittime;
  • Valutazione dei rischi e attuazione delle misure preventive e cautelari in tempi più brevi.

Una vera ondata rivoluzionaria sta investendo l’Italia, coinvolgendo anche la politica che ripromette di agire in tempi brevi. Nel frattempo, è stato osservato che dall’omicidio Cecchettin, sono raddoppiate le telefonate al 1522, il numero antiviolenza e stalking. Tuttavia, la violenza non si ferma: il 21 novembre una ragazza di diciannove anni è stata aggredita sessualmente da un giovane conosciuto al centro di Milano. Facendo il gesto antiviolenza a una cameriera di un locale vicino, la ragazza è riuscita a evitare il peggio anche grazie all’intervento della Polizia.

In conclusione, l’omicidio Cecchettin ha veramente cambiato le cose. Il volto di Giulia è entrato, attraverso i social e la televisione, in tutte le case d’Italia scuotendo gli animi di ognuno di noi. Il dispiacere, la rabbia e lo sconcerto di aver perso l’ennesima sorella, amica e donna ci ha destati da uno stato di quiete apparente, durante il quale ogni notizia di femminicidio era parte di una specie di scia sismica sfociata poi nel boato.

L’attivazione rapida della politica ci fa ben sperare nel futuro. Un futuro in cui uomini e donne siano educati fin da bambini alla cultura del rispetto e se una donna denuncia di essere stata maltrattata o violentata riceva protezione e sostegno, non risposte del tipo “ma come eri vestita?”, “te la sei cercata”, “lo hai fatto ingelosire”.

Per Giulia, per tutte le vittime di femminicidio e di violenza e perché vogliamo essere “non una di meno”.