Un pacchetto di misure volte a rafforzare il controllo all’accesso dei contenuti disponibili in rete.
Partiranno dal 21 novembre le limitazioni previste dall’Agcom, l’autorità garante delle comunicazioni, per l’uso dei cellulari da parte dei minori. La notizia è arrivata negli ultimi giorni e queste limitazioni potrebbero essere un ottimo ago della bilancia per tutti quei genitori che oscillano tra “il cellulare sono dai 14 anni” e il “certo che puoi guardare video su YouTube per tutto il pomeriggio”.
Al di là di chi è pro e chi è contro, il dato certo è che non si può evitare in toto che i bambini e poi ragazzi incomincino a un certo punto a utilizzare computer e cellulari, complice la pandemia che ha cambiato radicalmente i tempi e le abitudini di giovani e adulti, amplificando l’utilizzo di questi dispositivi nelle comunicazioni e durante il tempo libero.
È scontato dirlo, ma il problema si pone quando si arriva ad abusare dei cellulari e dei pc. Secondo alcuni studi negli Stati Uniti il 30% dei genitori ricorre allo smartphone per calmare i bambini a partire da un anno di età e la percentuale sale al 70% per i bambini di 2 anni. In Italia, otto bambini su dieci sanno utilizzare lo smartphone dei genitori, il 50% degli adolescenti lo tiene acceso anche di notte e l’età media in cui si riceve il primo cellulare in regalo è di 10 anni.
Il primo utilizzo avverrebbe in età sempre più anticipata, il che anche se non rappresenta un abuso di per sé, potrebbe portare a tutta una serie di problematiche. Per Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva e autore del libro “Tutto troppo presto”, mettere uno smartphone in mano a un bambino equivale a lasciarlo da solo per strada.
Nel 2021, uno studio dell’Oms e una ricerca pubblicata su The Lancet Child & Adolescent Healt hanno esaminato la relazione tra attività fisica e benessere mentale negli adolescenti. Si è scoperto che generalmente più tempo si passa di fronte agli schermi, meno attività fisica si fa e di conseguenza si arriva ad avere meno soddisfazione della vita e più predisposizione a disturbi somatici. Tutto questo può influire negativamente sulla salute e sull’educazione.
Se poi a tutto questo si accosta il fatto che l’utilizzo dei social e del web può esporre i minori – e non solo loro – a rischi di vario tipo, come il cyberbullismo tanto per citarne uno, sicuramente un intervento che non sia solo quello genitoriale diventa necessario.
Quindi cosa cambia a partire dal 21 novembre? I gestori di telefonia dovranno mettere a disposizione dei sistemi di parental control per i clienti, in modo da permettere di filtrare i contenuti consultati dai minori. Se si considera che l’età minima fissata da alcune compagnie telefoniche per possedere una SIM è di otto anni, il provvedimento era e continua a essere imprescindibile. Laddove la SIM utilizzata dal minore, fosse intestata a un genitore, il parental control potrà essere attivato manualmente e i gestori telefonici dovranno fornire assistenza gratuita per l’attivazione di queste limitazioni che andranno a oscurare otto settori di contenuti ritenuti inappropriati.
Resta il fatto che questo provvedimento da solo non argina il problema. Di base, rimane imprescindibile il controllo diretto dei genitori e una buona educazione digitale per evitare i rischi provenienti dal gioco d’azzardo, la pornografia, la vendita di prodotti non adatti ai minori e contenuti per adulti, come per esempio quelli riguardanti razzismo, violenza e droghe, nonché tutti i siti che promuovo l’anonimato in rete.