La gestazione per altri (GPA) è una pratica vietata in Italia (legge n. 40/2004) che nell’ultimo periodo è tornata sotto i riflettori: a pochi giorni dal Roma Gay Pride, a partire dallo scorso 19 giugno, si sta svolgendo a Montecitorio la discussione e la votazione di un particolare progetto di legge a riguardo.
Come spiega la professoressa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati di Milano, la modalità è diversa da quella dell’ovodonazione. Nel caso della maternità surrogata, la gestante accoglie un embrione formatosi dagli spermatozoi dell’uomo e dagli ovociti della madre. La partoriente, quindi, non sarà la madre biologica del bambino che avrà vita. Questo aspetto è uno dei principali a determinare la contrarietà di molte persone riguardo a questa pratica: la donna verrebbe infatti vista come mera incubatrice biologica.
A questo primo e fondamentale contro di natura etica, se ne affianca un secondo di tipo economico. Si parla appunto del corpo della donna come merce di scambio, di commercializzazione della capacità riproduttiva, situazione a cui sono più esposte le donne dei Paesi poveri. Inoltre, anche i genitori biologici corrono il rischio di imbattersi in cliniche che richiedono prezzi gonfiati per effettuare la fecondazione in vitro e, successivamente, impiantare l’embrione nell’utero della madre surrogata.
I pro riguardano principalmente la possibilità di avere figli biologici anche per tutte quelle donne con particolari patologie come la sindrome di Rokitansky, che hanno avuto aborti ripetuti, che presentano impedimenti per ragioni immunologiche o di malformazioni uterine, che hanno subito ripetuti fallimenti di procreazione medico-assistita o con condizioni mediche per cui una gravidanza sarebbe sconsigliata. Dunque, nonostante sia un collegamento a cui si assiste spesso, si cade in errore quando si attribuisce tale pratica alle sole coppie omosessuali, dato che anche le coppie eterosessuali ne fanno ricorso.
Nei giorni scorsi, in Commissione Giustizia a Montecitorio, la maggioranza ha approvato la proposta di legge di Fratelli d’Italia: questa prevede un ampliamento del divieto della maternità surrogata, non più legata solamente al territorio italiano. Se il disegno di legge dovesse passare, i cittadini italiani saranno perseguibili in caso di ricorso alla GPA anche se questa è avvenuta all’estero. Si parla quindi dell’utero in affitto come un reato universale.
La deputata Carolina Varchi ha commentato positivamente i risultati delle prime votazioni a riguardo: “Con ciò stiamo fermando il turismo procreativo e più in generale quel mercato che si è formato, di cui la recente fiera a Milano è stata testimonianza” riferendosi alla “Wish for a baby” tenutasi nei giorni del 20 e 21 maggio. Per la ministra Eugenia Roccella, invece, la pratica sarebbe “una commercializzazione della genitorialità, lesiva della dignità della donna e dei diritti dei bambini”.
Anche in opposizione, le visioni non sono sempre e del tutto coincidenti. I deputati M5S in Commissione hanno bocciato tutte le proposte, ritenendo che in Italia la maggioranza calpesti in questo modo i diritti delle persone e la responsabilità istituzionale. Il PD si è trovato d’accordo con il centrodestra durante la votazione di due emendamenti, a eccezione di Alessandro Zan e Rachele Scarpa che si sono astenuti. Riccardo Magi di +Europa ha tentato coi suoi due emendamenti di depenalizzare la GPA, ma ha trovato sostegno solo nel M5S. Tuttavia, c’è da dire che, mentre negli scorsi mesi la segretaria Elly Schlein si era detta favorevole alla maternità surrogata, proprio negli ultimi giorni Alessio D’Amato si è dichiarato su posizioni opposte.
Dal mondo femminista, molte personalità importanti hanno preso posizione favorevole alla proposta, come Sylviane Agacinski, Gena Corea, Phyllis Chesler e Gary Powell. In Italia, invece, Aurelio Mancuso ex segretario Arcigay si è schierato contro la GPA e ha chiesto a Schlein di aprire un confronto interno al PD.