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Lidano Orlandi-
12/01/2025

L’automotive europeo in crisi: produzione in calo e licenziamenti

Un andamento che al momento sembra impossibile invertire.

Il settore automobilistico europeo continua a vivere una crisi profonda. Nonostante gli sforzi per ridurre le emissioni di CO₂, la produzione è in calo da tempo: solo nel 2024 è stato registrato un decremento del 3,5%. Le case automobilistiche europee, per far fronte a questa situazione, hanno annunciato la chiusura di stabilimenti e licenziamenti, con pesanti ricadute anche sui fornitori di componentistica. Le previsioni sono allarmanti: nei prossimi anni potrebbero essere tagliati oltre 30mila posti di lavoro.

La transizione elettrica e le problematiche europee

L’Unione Europea, con l’obiettivo di fermare la vendita di nuove auto a benzina e diesel entro il 2035, ha avviato una transizione verso la mobilità elettrica. Una decisione ammirevole che mira a ridurre le emissioni di gas inquinanti, ma che si scontra con sfide concrete, tra cui la mancanza di una politica industriale coordinata e il rischio di perdere competitività.

L’ex premier italiano Mario Draghi, nel suo report sulla competitività europea, ha sottolineato questo problema: “Il settore automobilistico è un esempio chiave della mancanza di pianificazione dell’Unione e dell’applicazione di una politica climatica senza quella industriale.”

Secondo Draghi, la rapida eliminazione dei motori a combustione interna e l’avanzata delle auto elettriche non sono state supportate da una conversione sincronizzata della catena di approvvigionamento.

La concorrenza della Cina: un passo avanti nell’elettrico

La crisi dell’automotive europeo è aggravata dalla concorrenza dei produttori cinesi, che oggi controllano circa un terzo del mercato mondiale delle auto elettriche. La Cina, come sottolinea Draghi, ha puntato su politiche industriali a lungo termine, investendo sull’intera catena di fornitura fin dal 2012. Questa strategia ha permesso a Pechino di raggiungere un vantaggio significativo nella tecnologia elettrica e di produrre veicoli a costi più competitivi.

Un ulteriore fattore di vantaggio è la trasformazione delle aziende automotive cinesi e americane in tech company a 360 gradi, con investimenti massicci in digitalizzazione, innovazione e ricerca e sviluppo. Al contrario, l’Europa si trova ancora indietro in queste aree cruciali.

Le soluzioni: investimenti e politica industriale

Per superare la crisi e mantenere la propria competitività globale, l’Europa deve allineare la politica climatica con una pianificazione industriale strategica, come richiesto da Draghi. Investire in digitalizzazione, innovazione e ricerca è l’unico modo per competere con Cina e Stati Uniti e per costruire un’industria automobilistica moderna, sostenibile e resiliente.

Il futuro dell’automotive europeo dipende dalla capacità di affrontare questa transizione non solo con obiettivi climatici ambiziosi, ma anche con una visione industriale chiara e condivisa.