Caro vita, caro bollette, problemi di sicurezza e paura per il futuro, sono alcuni degli argomenti più spinosi sui quali in tanti ci ritroviamo a riflettere quando arriviamo al compimento della nostra vita lavorativa e dovremmo aver raggiunto il tempo per goderci la meritata pensione.
Inutile negarlo, in Italia ci sentiamo tutti dei “tartassati” e purtroppo i dati confermano che la pressione fiscale da noi raggiunge quasi il 50% del reddito, per l’esattezza il 47,5%.
Così, ormai da decenni, in molti hanno ripiegato, oppure hanno solo sognato di farlo, sulla decisione di trasferire i propri beni e la propria residenza nei cosiddetti “paradisi fiscali”, paesi cioè che offrono tassazioni molto basse o addirittura vicine allo zero, a tutti quegli stranieri che decidono di trasferire i propri beni e la propria residenza, con lo scopo principale di attrarre capitali e consumi verso questi paesi ospitanti.
Non ci addentreremo nel capire tutte le logiche finanziarie ed economiche di questo fenomeno perché troppo lunghe e complesse, e nemmeno nel fare il lungo elenco dei Paesi che storicamente hanno offerto questa opportunità.
Nella memoria di tutti i più famosi sono probabilmente le Isole Cayman, le Canarie, i Paesi Arabi, le Isole Vergini ma anche i più vicini Principato di Monaco, Malta e il Portogallo dove i pensionati stranieri hanno beneficiato di un’esenzione totale fino al 2020 e successivamente di una flat tax al 10% sulla loro pensione a prescindere dal tipo di lavoro o provenienza dell’introito.
Dal 2024 però il Portogallo ha dichiarato ufficialmente la decadenza definitiva di queste e altre agevolazioni che erano state introdotte in seguito alla grave crisi economica del Paese del 2004, così negli ultimi mesi è tornata a far parlare di sé una legge promulgata dalla Repubblica di San Marino che, a dire il vero, è già in vigore da qualche tempo, si tratta infatti della Legge 23 dicembre 2020 n.223 (vedi www.consigliograndeegenerale.sm/on-line/home/scheda17170883.html).
Cosa promette questa legge? Innanzitutto è indirizzata esclusivamente ai pensionati, quindi non a imprenditori furbetti che vogliono arricchirsi pagando meno tributi, e offre un’imposta sostitutiva dell’imposta generale sui redditi da pensione delle persone fisiche pari al 6% per un periodo di 10 anni consecutivi, rinnovabile, oltre a facilitare le pratiche per l’acquisizione della residenza.
Ma analizzando anche alcuni altri aspetti come la lingua, la vicinanza, la cucina ecc. possiamo comprendere come, per molti pensionati, l’idea possa essere molto allettante e di più semplice fruizione rispetto a paesi molto lontani da noi anche per usi e tradizioni.
I requisiti per inoltrare la richiesta di residenza sono: ovviamente dimostrare di avere una casa dove abitare, in affitto o in proprietà, essere titolari di un reddito annuale dimostrabile non inferiore ai 50.000 euro lordi annui o un patrimonio mobiliare dimostrabile non inferiore a 300.000 euro e di non aver mai risieduto a San Marino in precedenza.
Sono esclusi però da questa opportunità gli ex dipendenti dello Stato italiano che, per un accordo contro le doppie imposizioni tra Italia e San Marino, devono essere tassati in Italia, inoltre l’offerta è in numero limitato a 500 “posti” l’anno, d’altronde San Marino è uno Stato molto piccolo.
Attenzione però, perché c’è un rovescio della medaglia. La legge prevede che i pensionati nuovi residenti si debbano assumere in proprio i costi dell’assistenza sanitaria, mediante assicurazione privata fino al consolidamento della residenza che si ha dopo 10 anni. Quindi si devono fare bene i conti sul risparmio effettivo in termini di tassazione e i costi dell’assicurazione.